Il lettore di titoli è un critico implacabile.
Non sa di che si parla, ma è arcisicuro di averlo capito e si avvale pure di un’infallibile, rivelatrice arma segreta: la contemplazione delle figure, di cui è grande specialista.
Grazie alla potenza di questa devastante combinata, non hai scampo: lui commenta con toni pontificali e tu sei condannato a subire gli effetti dialettici della sua callida ignoranza.
Ben che vada, se si sbaglia (il che ovviamente avviene sempre, poichè si esprime a caso), addossa la colpa dei suoi abbagli alla fantomatica figura del “titolista”. E quando gli chiedi espressamente se ha letto l’articolo lui ti risponde, sprezzante, che “certo”, l’ha letto.
Il titolo, si capisce.
Siccome poi i lettori di titoli sono in combutta e fanno rete, si tengono bordone tra loro.
Di solito la chiosa di uno scatena il domino turbinoso degli altri, che presto si tramuta in un’autentica bufala autorigeneratrice destinata ad aleggiare in rete per giorni. Cosa che, sottolineo, riempie d’orgoglio il lettore di titoli, in quanto lo convince di essere un originatore di opinioni.
Va però aggiunto che limitarsi a titoli e figure lo mette al riparo dal rischio di scoprirsi uno degli 80 italiani su 100 che sono analfabeti funzionali, cioè incapaci di capire ciò che leggono…