Si parla in continuazione di giornalismo e libera professione, eppure non solo in molti non hanno realmente capito di che si tratta, ma spesso nemmeno noi diretti interessati sappiamo quanti realmente siamo. Forse è il caso di cominciare a contarci.
Cari colleghi giornalisti freelance,
vogliamo provare a contarci sul serio e a capire se, quanto e come siamo ancora in grado di rappresentare (e quindi di pretendere) qualcosa nel campo della professione, oppure se siamo rimasti così pochi e marginali da costituire un’entità ormai trascurabile del giornalismo?
Sì, perchè di libera professione si fa un gran parlare, ma spesso non si sa bene di cosa si parla. E la mancanza di chiarezza aumenta la confusione.
Insomma, chi siamo e quanti siamo?
Siamo davvero abbastanza da poter divenire un gruppo di pressione, perfino una lobby, in campo contrattuale, elettorale, fiscale, previdenziale?
O bisogna rassegnarci a fare da fossili di un mondo in via di estinzione?
Per saperlo non c’è che un modo, diviso in due fasi:
1) Definire nel dettaglio le caratteriche oggettive e soggettive che integrano la fattispecie del “giornalista freelance”;
2) Contarsi.
Per quanto riguarda il secondo punto, conosco un unico metodo: un CENSIMENTO su base volontaria. Chi è o si ritiene un libero professionista, cioè, ce lo comunica, noi (io) verichiamo che ci siano i requisiti e lo iscriviamo a un virtuale elenco informale dei fl censiti.
Per quanto riguarda il primo punto, occorre invece circoscrivere bene la definizione di freelance. Per la quale propongo (nel senso che sollecito e accetto suggerimenti o integrazioni, ma poi faccio a modo mio) la seguente:
“E’ giornalista freelance chi è iscritto all’OdG, è titolare di partita iva, è iscritto all’Inpgi 1 o 2, ricava dall’attività professionale la parte prevalente del proprio reddito ed esercita la professione in rapporto con una pluralità di committenti“.
Sottolineo la natura informale e volontaria del censimento: a chi aderisce viene chiesto solo di dire la verità e di assumersi, di fronte ai colleghi, la responsabilità “morale” di ciò che dichiara.
Poichè, però, so anche che molti giornalisti, per varie ragioni, avrebbero tutti i requisiti sopra detti, tranne la partita iva, il censimento potrebbe anche servire a individuare, in parallelo, chi freelance non lo è formalmente ma lo potrebbe facilmente diventare e quindi rappresenta un membro potenziale della categoria.
Che ne dite?
So che la proposta solleverà dubbi, proteste, sospetti, contestazioni e quant’altro, ma vi assicuro che non ci sono secondi fini e che lo considero solo un passo dovuto verso il mestiere che (per ora) ci fa campare.
Chi è disposto a collaborare e a darmi una mano?
Attendo fiducioso…
PS: qualcuno eccepirà che già esistono gruppi, associazioni, organismi che raccolgono i giornalisti freelance. Vero. Ma io penso a un censimento, non a un’organizzazione. A un censimento scrupoloso, con le maglie fitte, capace di intecettare solo chi, a 360°, è un libero professionista del giornalismo e non chi vorrebbe, potrebbe, si autodefinisce, equivale a etc etc.