L’evoluzione sta piano piano riportando il web a coincidere, per fortuna, con la sua funzione naturale: quella, cioè, di essere non un fine ma un mezzo. Ovvero uno strumento molto comodo, molto globale e molto tecnologico (con tutti i pro e i contro che questi tre aggettivi, e soprattutto che la realtà che essi esprimono, comporta).
Una parte infinitesimale ma non per questo insignificante di ciò è il restyling che in Aset (l’associazione dei giornalisti enogastroagrolimentari toscani da me presieduta) abbiamo fatto del nostro sito istituzionale.
Qualcuno dirà che l’ho presa da lontano per annunciare una banalità.
Non è del tutto vero.
Il messaggio che, sperando di esserci riusciti, si è infatti voluto rendere implicito con l’operazione è quello di una pacata trasparenza. O di una disincantata sobrietà. O di una umile autorevolezza. O meglio, di tutte e le tre cose insieme.
In estrema sintesi, il sito si presenta, a quindi ci presenta, per quello che è: uno strumento utile, pratico, che nulla ha da vendere o da promuovere e da esaltare. Nè chiassosamente, nè sommessamente. Insomma, mai.
Strumento utile non solo a chi vuole conoscerci e a noi che vogliamo far conoscere la nostra attività, ma di un’utilità più ampia, con feed continui dai principali siti istituzionali e fonti di informazione del settore enogastroetc, schede complete di tutti i soci, una parte riservata per la gestione diretta dell’associazione, una vetrina dedicata ai concorsi e ai premi che organizziamo.
Tutto ovvio, si osserverà ancora.
Magari sì, in teoria.
Poi in pratica si fa un giro in rete e ci si accorge che le cose non stanno sempre così.
Sì, ce lo diciamo da soli, ma attendiamo la prova dei fatti.
