Accordi pietosi e traditori della categoria? Al contrario! Dobbiamo essere grati a Siddi & co: con le ultime uscite l’Fnsi ha tolto gli autonomi dall’imbarazzo. Ora, con cuore leggero, possiamo mandare a quel paese il sindacato e le sue elemosine da dilettanti.
Lascio i lettori trastullarsi con l’effluvio di commenti, invettive, proclami, appelli, distinguo, liti, crucifige, difese d’ufficio, crociate annunciate, imbarazzanti trasversalismi, indignazioni a catena, salite e discese dal carro letti negli ultimi giorni a proposito di quella grande cloaca nella quale sono confluite le due sentine del giornalismo italiano: l’equo compenso e il nuovo contratto. O meglio l’accordo sul lavoro autonomo in seno al secondo.
Una congerie pietosa.
Inutile sottolineare i toni involontariamente comici spesso raggiunti dal dibattito. Per non dire gli argomenti in sindacalese iniziatico tirati fuori dal cilindro da parte dei copiosi equilibristi, sospesi nel dubbio tra perdere la faccia e perdere la cadrega (spesso solo simbolica, ma loro si accontentano) ottenuta grazie all’obbedienza ortodossa al carrozzone federale.
Roba prima da vomitare e poi da affogarci dentro.
Io invece mi limito a dire un’altra cosa, solo apparentemente sorprendente: dobbiamo tutti dire grazie all’Fnsi per l’impagabile servizio che ci ha offerto.
Un grazie di cuore, grande così, a Franco Siddi e a Giovanni Rossi.
Grazie, davvero.
Con i vostri inciuci e i vostri giochini delle tre carte avete tolto non me, che ne ero fuori da un pezzo, ma tanti colleghi dall’imbarazzo di dover scegliere, di farsi domande, di chiedersi se facevano bene a dire sì o no, se vista la malaparata il bicchiere fosse mezzo vuoto o mezzo pieno, se fosse meglio accontentarsi o protestare.
Grazie infinite: la vicenda dell’equo compenso e l’accordo sul lavoro autonomo sono un tale inganno, un tale insulto e un tale gratuito schiaffo alla categoria che ogni dubbio sull’opportunità di mandare a quel paese la vostra parodia sindacale svanisce di colpo.
Niente incertezze, la risposta è automatica: andate dove non batte il sole e tanti saluti.
Tenetevi stretti, finchè ne resta qualcuno, i vostri contrattualizzati (per i quali, vi do atto, avete sempre fatto un ottimo lavoro) e abbeveratevi delle torme di dopolavoristi con tesserino rosso che un Ordine sciocco e miope vi ha regalato e vi continua a regalare grazie a un quindicennio di manica larga, adesso degnamente conclusosi con la definitiva deprofessionalizzazione della categoria.
Allegri, dunque.
Ce l’avete fatta: fare il sindacato dei dilettanti sarà facilissimo e remunerativo.
Con successo potrete presto organizzare campionati sociali di sci e di podismo, vacanze in colonia, tornei di canasta per i più vecchiotti. I gruppi di specializzazione “open”, aperti cioè anche a chi non è giornalista, quelli no, non li potrete aprire: esistono già e non a caso li avete creati, lungimirantemente, voi. Sono fonti impagabili di euforia pseudoprofessionale collettiva. E pazienza se, poi, il lavoro giornalistico vero è un’altra cosa.
E ora sotto con le grandi manovre elettorali, via libera alle vostre dilette farse congressuali, alle liturgie da corridoio, ai documenti lunghi come la Treccani e vuoti come una zucca.
Noi poveri emarginati della professione ci rassegneremo, ammesso di farcela, a fondare un sindacato (stavo per dire “un altro“, ma mi rifiuto di considerare tale l’Fnsi, nonostante i galloni governativi e le rendite di posizione che ciò, spero ancora per poco, vi garantisce) oppure a fare la cosa più saggia: trovarci un lavoro serio.
Perchè quello che avevamo non esiste più: grazie a voi è diventato un hobby.
Che Dio ve ne renda merito.
Ad maiora.