L’economia italiana zoppica cronicamente e, con essa, imprese, professionisti, eccetera.
Su questo bagnato piove la pandemia che blocca, quando non affoga, il sistema e chi ci sta dentro, con rischio e spesso realtà di fallimenti a catena, insolvenze, disoccupazione, eccetera.
Per settimane il governo vaneggia di “potenza di fuoco” e di sostegni per tutti, con ampio spreco di futuri e di futuri anteriori, poi alla fine si scopre che la ciccia consiste appena in qualche centinaio di euro erogati dopo mesi agli autonomi e credito garantito dallo stato (cioè indebitamento) per gli imprenditori, in modo da fare in modo che i cittadini abbiano almeno i soldi per pagare le tasse. Più che fuoco, fumo.
Vi pare già tragicomico?
Mica è finita.
Per accedere ai crediti bisogna attivare una macchinosa burocrazia bancaria che in definitiva, come è anche normale, ha lo scopo di accertare la solvibilità dei beneficiari.
In altre parole la banca, che non si fida dello stato, vuole essere sicura che il finanziato abbia i soldi per restituire il prestito.
Poichè è tuttavia solare che nessuno chiede prestiti se non ne ha bisogno, almeno che non lo faccia per lecite ma non indispensabili operazioni di ingegneria finanziaria, il risultato non può che essere il seguente: a chi i soldi li ha già e perciò non ne ha stretto bisogno, il finanziamento viene subito accordato (vedi FCA: 6,3 mld di prestito a fronte di 4,4 mld di dividendi, alla faccia delle perdite), a chi è difficoltà, no.
Praticamente, forse al solo scopo di guadagnare tempo per escogitare nuove promesse con cui acquietare la massa ruggente, la Giuseppi’s Band ha preso per i fondelli il mondo economico italiano raccontando panzane creditizie che, fatalmente, prima o poi sono destinate a venire a galla.
Ad esempio si scopre che da tempo molte banche hanno chiuso negativamente parecchie istruttorie, ma non hanno il coraggio di dirlo ai clienti, i quali intanto tentano ogni giorno di barcamenarsi nella speranza, come mendicanti appostati fuori dal portone dei signori, dell’elemosina a strozzo dell’impomatato premier.
Occhio, però: il 14 luglio è l’anniversario della presa della Bastiglia e la gente sta dissotterrando i forconi.