Poichè non posso essere sospettato di simpatie verso la Conchita nazionale, e nemmeno verso il babbo di Lapo, posso qui affermare senza esitazione alcuna che sulla questione degli influencer mentecatti e dei loro vandalismi impuniti la collega ha, nel merito, pienamente ragione. Così come Elkann l’aveva a proposito dei tamarri che infestano i convogli ferroviari (a prescindere dalla classe delle carrozze, va aggiunto).
Entrambi hanno centrato il punto: esistono modelli di comportamento tanto dilaganti quanto imbecilli, che andrebbero stigmatizzati e sanzionati, non tollerati nel nome di un non si capisce quale principio di equivalenza.
Il che non toglie nè lo snobismo rinco-radical-chic del primo, comunque più ridicolo che irritante, nè la forse infelice scelta lessicale della seconda, la quale nella sua intemerata ha incautamente – visto l’imperante isterismo politicamente corretto di cui la società è imbevuta – tirato in ballo i decerebrati e le scuole differenziali d’antica memoria.
Ma, anche su questo, calma.
I decerebrati esistono, le scuole differenziali sono esistite. Anche i matti incurabili esistono e non si possono certamente far rinsavire a colpi di buonismo.
Soprattutto, però, non si può nascondere dietro alla foglia di fico della forma la sostanza di problemi sociali evidenti e della necessità di arginarli attraverso l’obbligo del rispetto delle regole e la sanzione a carico di chi sgarra.
Dopodichè le vispe terese continuino pure a cinguettare.