Un’esperienza di LSD finita male e nel 1972 l’astro nascente del folk rock britannico sparì senza lasciare traccia. L’avevano riportata in Scozia, dove sposò un libraio e visse 20 anni con lui in una tenda. Ora è tornata a incidere. “Non ho rimpianti“, dice.
Soundtrack: “Stargazer“, Shelagh McDonald.
Non credo alla telepatia, ma devo quotidianamente prendere atto che esiste.
Ieri pomeriggio, ad esempio, spippolavo per cose musicali, preso da questioni r&b.
All’improvviso, mi viene voglia di ascoltare una canzone bellissima, ma oscura e per niente attinente con quello di cui mi stavo occupando. Era “Stargazer“, di Shelagh McDonald.
Shelagh, una leggenda. Letteralmente sparita nel nulla all’apice del successo e rimasta una figura avvolta nel mito.
Poi, nel 2005, come se nulla fosse riappare.
Si scopre, ma un po’ si sapeva, che nel ’72 aveva fatto un trip di LSD che l’aveva letteralmente sconvolta.
L’avevano riportata a casa a Edimburgo, ma ci mise un anno e mezzo per uscire dalle allucinazioni provocate dal “viaggio“. Non riusciva più nemmeno a cantare. E lì su di lei si spensero davvero le luci. Si è anche saputo, poi, che ha vissuto per vent’anni in una tenda, errando da un punto all’altro della Scozia, con un marito sposato dieci anni dopo la sua scomparsa dalle scene.
Ora ha appena inciso un nuovo album dopo 42 anni di silenzio. Era annunciato per la fine di settembre e ovviamente l’attesa è tanta, in ogni senso.
Vi chiederete adesso che c’entra questa pur affascinante storia con la faccenda della telepatia.
Eccolo spiegato: mentre ascoltavo la canzone ho fatto una ricerca su Google a proposito di Shelagh e che trovo?
Trovo che proprio ieri, sul Guardian (qui), Shelagh McDonald raccontava la sua vicenda in una lunga intervista.
Una coincidenza incredibile, direi. Che aggiunge fascino all’idea malinconica di chi, per sua volontà o suo malgrado, come un fiume carsico emerge e riaffonda nella vita comune, sulla quale la forza della corrente ha comunque il sopravvento.
Proprio roba da osservatori di stelle…