Primo turno (16/5) “finto”. Secondo turno (23/5) semifinto. Ora (30/5) c’è il ballottaggio tra i più votati del turno precedente. Tra loro nessun indipendente: tutti i candidati appartengono ai “listoni” espressi dalle diverse correnti. Previsti circa 200 votanti su 5mila aventi diritto. L’unica speranza? I nomi nuovi, con l’auspicio che qualcosa cambi davvero. Sempre ammesso che ce ne sia il tempo, per una categoria ormai allo stadio terminale.
Il primo turno (16 maggio) era “finto”: è stato mandato esplicitamente deserto perchè, viste le minime affluenze, non avrebbe raggiunto il quorum. Il secondo turno (senza quorum) è stato semifinto: nonostante arcinote e spesso organizzatissime candidature, non potevano nemmeno affiggersi in nomi dei candidati (quindi in teoria “chiunque” avrebbe potuto essere eletto, magari a sua insaputa) e così gli elettori hanno votato a caso, o in base ai “pizzini” allungati clandestinamente al seggio, oppure non hanno votato per niente (affluenza: 1/3 dei professionisti e 1/20 dei pubblicisti). Domani invece c’è il ballottaggio tra i più votati del turno precedente: finalmente elezioni vere, con nomi veri da votare. Peccato che, statistiche alla mano, dei 5.000 giornalisti toscani ci andranno appena in 200. Tutti, tranne rarissime eccezioni (quorum ego), più o meno militanti, cioè motivati (“comandati”?) dall’appartenenza a questo o quello schieramento.
Si può dargli torto, visto il giorno e gli orari ostinatamente e non certo a caso prescelti? No, non gli si può dare. Infatti, nonostante il festivo, si vota dalle 10 alle 18: tempi incompatibili con qualunque velleità di weekend o gitarella fuori porta. Dove? A FIRENZE nella sede dell’Ordine, Vicolo dei Malespini, 1; A LIVORNO nella sede del “Tirreno”, viale Alfieri, 9; A SIENA nella redazione della “Nazione”, via Banchi di Sopra 48. Votano a Firenze i giornalisti residenti di Firenze, Prato, Pistoia, Arezzo. A Livorno quelli di Livorno, Pisa, Lucca, Massa. A Siena quelli di Siena e Grosseto. “I giornalisti che per comodità – precisa il bando (un po’ di involontario humour non guasta) – decidessero di votare in un seggio diverso dall’assegnato, potranno farlo dichiarandolo al momento del voto”. Sai che concessione.
Per la cronaca, a titolo di esempio, domenica scorsa ha votato (a Siena) solo uno (1) delle decine di giornalisti grossetani aventi diritto.
Insomma, andrà come al solito: con qualche decina di voti, frutto dell’abile scrematura operata attraverso due turni elettorali e mezzo (come altrimenti definireste quello “finto”?) precedenti, i “partiti” della stampa piazzeranno i loro uomini in consiglio dell’Odg e tutto resterà più o meno come prima, cioè un Titanic dove la maggior parte dei nocchieri balla mentre la nave affonda (degli altri passeggeri, cioè noi, del resto, gli importa poco o punto a quasi tutti).
L’unica speranza è data dal fatto che, a fianco di consiglieri di lungo corso giunti al terzo, a volte perfino al quarto mandato, stavolta si sono affacciati al ballottaggio volti nuovi, portatori (spero) di una più fresca e affidabile consapevolezza sullo stato della categoria, la sua evoluzione, la sua necessità di adeguarsi ai tempi e ai modi del giornalismo di oggi, dove il peso delle redazioni tradizionali è diventato impalpabile, dove le nuove tecnologie hanno impresso mutamenti, accelerazioni, modi di lavorare impensabili fino a qualche anno fa, dove “i” giornalismi (quelli dei contratti a termine, quelli dei liberi professionisti, quelli dei pubblicisti “per scelta”) vanno occupando ruoli, funzioni e “numeri” ogni giorno più importanti.
Ce la faranno i nostri eroi a far cambiare rotta al leviatano e a ricompattare, anche nelle regioni, il senso di appartenenza a un ordine sempre più attaccato, vilipeso (spesso a ragione), deriso, mortificato e messo in discussione a causa delle sue carenze interne, delle sue viscosità corporative, della sua struttura obsoleta, dei suoi anacronismi culturali?
Speriamo. Anche perchè non possiamo fare altro.