PICCOLE MOSTRE DI NATALE. Fino al 4 febbraio 2024 i Magazzini del Sale del Palazzo Pubblico di Siena ospitano un’esposizione dedicata alle Crete Senesi articolata tra i dipinti di Dario Neri e le liriche di Mario Luzi.

 

Anni fa scrissi un breve pamphlet sulle Crete Senesi, le colline dolci e abrasive dove vivo. Lo intitolarono “La dittatura del paesaggio“. L’idea mi parve azzeccata, perchè coglieva il potere magnetico di quegli orizzonti incombenti d’impadronirsi dello sguardo con una forza inquietante, a tratti intimidatoria, e di non rilasciarlo più. Una presa di possesso quasi violenta non facile da esplicare, ma che a ben vedere si conciliava alla perfezione con la natura scabra dei luoghi, con la loro essenza verista e con quell’anima profondamente, dolorosamente tozziana che tende a pervaderli nel loro lento disvelarsi.

Si tratta tuttavia di una visione tanto affascinante quanto parziale. Condizionata dall’ingombrante apriorismo secondo il quale, per convenzione un po’ oleografica, le Crete s’immaginano e si pensano immerse nel calore implacabile dell’estate, nel giallo delle stoppie rinsecchite, in certe vedute primaverili della sulla che fiorisce tra forre e calanchi, oppure nell’arcifamosa mancanza di “dolcezza d’alberi” evocata da uno dei loro maggiori cantori, Mario Luzi.

Con minore frequenza l’immaginario collettivo e l’iconografia ortodossa si soffermano invece sul paesaggio invernale. E quasi mai sul quello innevato.

Ecco la ragione per la quale, visitando in beata e chiaroscurale solitudine la bella mostra “Il Paesaggio Stato d’Animo” allestita fino al 4 febbraio nei Magazzini del Sale del Palazzo Pubblico di Siena e dedicata alle Crete dipinte dal pittore, grafico, manager e intelletuale senese Dario Neri (1985-1954), mi sono soffermato più a lungo del normale davanti alla “Quercia nella neve“. Opera che non a caso occupa un posto e perfino una sorta di sbilenco allestimento a sè nell’ambito nell’esposizione.

Nemmeno chi ben conosce il territorio, e non fatica a cogliere nelle linee nascoste dal biancore e scandite dall’acqua dei fossi quel paesaggio familiare, riuscirà a trattenere un attimo di stupore davanti a una veduta così insolita, capace di offuscare la potenza georgica delle trebbiature, il grigioverde dell’argilla nuda, o della skyline senese che si affaccia all’orizzonte come la presenza di una divinità protettrice.

E’ forse da questo focus che dovrebbe cominciare il percorso espositivo, organizzato in una quarantina di opere tra dipinti e xilografie, legate dal fil rouge emotivo delle liriche di Mario Luzi (inserite anche nel bel catalogo di Nuova Immagine), fine interprete e attento solutore dell’ispida maglia rurale della campagna senese.

Non è una mostra impegnativa: a visitarla basta mezz’ora, i Magazzini del Sale sono un luogo di per sè mertitevole e vale la pena di regalarsela.