Ci sono molteplici elementi depressiogeni in una notizia che ho appena letto su corriere.it, di cui riporto titolo e sommario:
“E’ tornato di moda scrivere in corsivo. E la calligrafia piace anche agli adulti.
Non è più solo un vezzo da scrittori. Scrivere in corsivo lascia il segno, dentro di noi innanzitutto. Si moltiplicano corsi, convegni e iniziative per impararlo di nuovo“.
Analizziamo gli elementi.
– Il corsivo è tornato di moda.
Di moda? Già il fatto che una cosa normale “torni di moda” mi fa trasalire, anche perchè presuppone che, un tempo, di moda lo fosse già stata. Ma scrivere, nel senso di farlo a mano, ovvero in corsivo, è mai stato di moda? A me pare di no, mi pare che fosse (e sia ancora) solo un normale scrivere, non seguire una moda che, se c’era, non mi sono mai accorto ci fosse. Il fatto di aver purtroppo già vissuto abbastanza a lungo mi conforta ulteriormente sulla bontà di queste mie prospettive a ritroso. Quindi, boh!
– Un vezzo da scrittori.
Già contesto fosse una moda, figuriamoci un vezzo. Da scrittori, poi. Cioè il vezzo sarebbe scrivere a mano? A dire la verità gli scrittori, di norma, almeno nell’ultimo secolo, dattiloscrivono quasi tutti. E in editoria per “manoscritto” si intende ormai “dattiloscritto”. Ma pure ammesso e non concesso che ci siano scrittori che scrivono a mano (non posso certo escluderlo, nè ci troverei alcunchè di male), dove starebbe il “vezzo”? Magari è un’abitudine, un’inclinazione, perfino un atto snobistico. Ma con nulla dell’esibizionismo implicito nell’espressione “vezzo”. Quindi, riboh!
– Scrivere in corsivo lascia un segno dentro di noi.
Non entro nel merito di quest’affermazione, perchè è il succo della teoria sulla quale si basa il libro, la cui recensione dà lo spunto per l’articolo in parola e io, non avendo letto il volume, non saprei che dire in proposito.
– Corsi, convegni etc per impararlo di nuovo”.
Ahia: impararlo di nuovo? Cioè, ma davvero ci sarebbe gente che ha disimparato la prima cosa che s’impara a scuola e che per necessità si pratica per tutta la vita, qualunque lavoro si faccia, quella necessaria a scrivere il proprio nome per una firma, la lista della spesa, una cartolina? E davvero ‘sta gente reimpara non prendendo banalmente carta e penna, come sui banchi, ma frequentando “corsi e convegni”?
Dai, io non ci credo.
Allora approfondisco un pochino. Un pochino appena. Eppure tanto basta a sprofondarmi nel più cupo pessimismo.
Apprendo (e in parte ci può anche stare, sebbene mi sembri un segno dei tempi discendenti che stiamo vivendo) che i giovani non sanno più scrivere a mano. Mi chiedo se in senso materiale o intellettuale, se cioè, abituati a pensare un testo per vergarlo con la tastiera, con tutte le infinite possibilità di ripensamento e correzione che questa offre, oggi essi non siano più capaci di immaginare quella forma subito definitiva che l’uso dell’inchiostro presuppone.
Apprendo poi, e soprattutto, che esistono programmi digitali e addirittura app per il cellulare che aiutano a scrivere a mano. Che è come se per farsi il bagno uno tentasse di allagare la spiaggia invece di tuffarsi in mare.
Ci si rende conto a che livello di ridicola perversione siamo discesi, vero?