di FEDERICO FORMIGNANI
In vernacolo fiorentino polizia si dice “pula”: da essa rifuggivano i ladri e i ragazzini col motorino truccato. Ma a Milano il malfattori di ieri come le chiamavano le forze dell’ordine?

 

 “Vèss in de la Lègg” (comportarsi secondo la legge) nella Milano dell’Ottocento significa, anche per i malfattori, accettare tutti i rischi, grossi e piccoli, che ne derivano. Nemico designato dell’uomo della Mala è quello della Legge.

Ma la legge è composta dalla presenza di molti personaggi, ciascuno dei quali con una sua ben precisa funzione: il malandrino quindi, sia esso locch (balordo) o semplice baloss (furfante, vagabondo) deve saper fronteggiare ogni situazione e deve convincersi che, preso in castagna, paga. Fa parte del gioco. La fantasia degli uomini della mala si è sempre sbizzarrita nel trovare nomi semplici, efficaci e non di rado originali, per gli eterni e odiati rivali.

Temutissimi i Carabinieri che nell’Ottocento, più che ai nostri giorni, impersonavano la legge che fronteggia la malavita organizzata e quella minore, detta anche artigianale, cioè di basso profilo.

I nomi degli uomini della legge sono vari e interessanti. Da farfallon (farfalloni) forse a causa degli ampi pastrani svolazzanti che un tempo indossavano, a doriango, voce della bassa padana usata una volta per definire un individuo sospetto, dal quale era meglio stare alla larga: a Milano questa sfiducia, questo timore, erano stati trasferiti pari pari sui carabinieri. Dal semplicissimo gemej (gemelli, dato che viaggiavano sempre in coppia) al caramba di sapore spagnolesco, originato senza dubbio da una comprensibile apocope del troppo lungo carabiniere. Né la scelta dei nomi si esaurisce qui. Abbiamo ass de denar (asso di denari) nome coniato per via della coccarda che campeggia nel caratteristico copricapo e che richiama per l’appunto il disegno della carta da gioco. Tipicamente milanesi – la definizione si spiega da sola – sono i ciapa ciapa (prendi prendi) e i fratelli branca. Brancà è verbo milanese che sta per “acchiappare” ma è altresì chiaro il voluto doppio senso col nome della casa produttrice del rinomato fernet. Più immediato di tutti è però streppabotton (strappa bottoni): in questo modo il carabiniere è davvero descritto nell’esercizio delle sue funzioni! Il maresciallo dei carabinieri è chiamato foin (faina), che vede tutto al pari di questo animaletto razziatore di pollame.

Passiamo ai Poliziotti, alle guardie di pubblica sicurezza, agli uomini della Questura. Anche qui la scelta è ampia. Cherubini ricorda i termini di ragazz (sbirro) e rama (sbirraglia, gruppo di guardie). Poi c’è il gianni che sta per poliziotto e deriva il proprio nome da “giannizzero”, vocabolo questo di ampio uso. El botton (il bottone) è il gendarme, perfettamente visibile per i bottoni di metallo lucente; l’angel custod (angelo custode) è lo sbirro, il poliziotto, il sorvegliante. Altri nomi per le giardie sono: bràcch (bracchi), voce di origine furbesca che allude alle straordinarie capacità di fiuto e ricerca di questa razza canina; gli zii, accostamento scherzoso dei tutori della legge al ruolo di parenti affettuosi che si prendono cura dei nipotini e i svizzer, per ironica allusione alle guardie del Vaticano. Altri ancora: gaffa, agente di pubblica sicurezza, voce che deriva dall’argot parigino gaffe (gendarme), a sua volta originata da gaffér (uncinare, quindi acciuffare); napoleon (napoleoni), modo spiccio per definire le guardie troppo comprese del loro incarico, quindi boriose; biss (biscia, serpe) sta per questurino ed è collegabile ad uno dei simboli di Milano: il biscione, quello dello stemma. Fogna e mardochèe sono altri due termini per identificare i questurini. Il primo è senza alcun dubbio spregiativo: quij de la fogna (quelli della fogna), vale a dire quelli che puliscono le fosse settiche, lavoro equiparato all’atto della perquisizione personale fatta all’arrestato o al detenuto; il secondo è invece ironico, dato che richiama alla mente ricordi biblici. Il draga è il poliziotto in borghese: dragà sta per setacciare, drenare. Gli omen (uomini), al contrario, sono le guardie, anch’esse in borghese.

Un cenno particolare merita infine l’appellativo di Dondina, personaggio storico della Milano di fine Ottocento. Gli uomini della malavita avevano affibbiato questo soprannome al scior Mazza, capo della squadra volante della polizia dell’epoca, per via della sua camminata ondeggiante. Scomparso el scior Mazza – le cronache raccontano che finì dimenticato i suoi giorni in un ospizio – il nome rimase per designare il poliziotto tutto d’un pezzo, l’incorruttibile per eccellenza. I malavitosi dell’epoca lo bollavano così: el Dondina el spussa de sarasu ch’el tarnega (puzza di galera da rimanerne avvelenati).