di ROBERTO GIULIANI
Saverio e Fabiana Basagni di Monterotondo, in Chianti Classico, hanno una piccola azienda vinicola biologica. Dopo un paio di indennizzi anticovid da 300 euro, aiuti statali zero. “Facciamo tutti da soli e ci attacchiamo alla speranza, dicono.

 

Saverio Basagni e la moglie Fabiana nel 1994 fecero dell’azienda creata per hobby dal nonno il loro lavoro. Oggi hanno un agriturismo e 4,5 ettari di vigneti. Solo biologici dal 2003 e fanno tutto da soli. Ma col perdurare del Covid le prospettive non sono belle.

 

Che problemi ha portato il lockdown in un’azienda piccola come la vostra e come avete parato il colpo?

 

Il lockdown ha fatto chiudere enoteche e ristoranti, che sono il nostro sbocco principale, con totale azzeramento delle vendite. La distribuzione dei nostri vini in pochi giorni ha annullato tutti gli ordini di Pasqua, gettandoci nello smarrimento e nella preoccupazione. Nelle settimane successive sono arrivate offerte di siti e-commerce, pareva una soluzione immediata e a basso costo per le aziende, invece quello è un settore ìcomplicato, che richiede molta competenza per non incorrere in sanzioni e soprattutto per non cadere nella trappola dell’“incasso subito-con sconto”. Noi non abbiamo ceduto a questa tentazione. Purtroppo non abbiamo potuto fare quasi niente, siamo stai contattati da clienti fedeli che si sono fatti spedire a casa il vino, una piccola cosa ma, in quel momento, molto importante.

 

Con l’estate pareva esserci una ripartenza, ma poi è arrivata la seconda ondata. Nel frattempo c’è stata la vendemmia…

 

Sì, c’era stata una timida ripresa col turismo tutto italiano. I ristoranti ci hanno dato poco più del 20% del lavoro annuale. Per arrivare alla vendemmia abbiamo dovuto comprare un serbatoio grande per poter stoccare il vino non ancora imbottigliato. E’ stata una vendemmia di qualità, ma con grandi problemi: per un anno questa situazione si può cercare di reggerla, ma due no!

 

Dallo Stato che sostegni avete avuto? E il Chianti Classico quali azioni ha intrapreso per supportare i soci?

 

Lo Stato ci ha dato due volte 300 euro. Non siamo rientrati nel contributo a fondo perduto perché hanno calcolato il fatturato del solo mese di aprile dell’anno precedente, un calcolo del tutto inadeguato alla situazione reale: le aziende agricola hanno sempre spese di gestione ogni mese, non si può fermarle come tutte le altre attività! Il Consorzio ci ha sostenuto nella prima fase con webinar su come lavorare sui social, quindi più che altro  sponsorizzando le società di marketing! Sarebbe stato comunque un investimento molto alto, economicamente parlando. Successivamente ha reso operativo “il pegno rotativo”. Nient’altro.

 

Si da per certa una terza fase, come un cappio continui a stringersi. Per una piccola azienda familiare e senza grandi numeri qual è l’impatto di un periodo così lungo di difficoltà e quali strategie avete?

 

La prima è pregare! Scherzi a parte, essere piccoli da un lato in questo momento ci aiuta, non avendo dipendenti e quindi stipendi da pagare. Cerchiamo di fare tutto in casa senza aiuti esterni, limitando e spese e provando a mantenere i contatti coi nostri clienti, nella speranza di una piccola ripartenza in primavera. Fermo restando che nulla sarà come prima e nessuno può sapere come ripartiremo, sicuro che la strada è tutta in salita.

 

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