di CARLO MACCHI
Intervista a Luca Ferraro, giovane vignaiolo (Bele Casel è la sua azienda) e produttore di Asolo Prosecco DOCG, da sempre impegnato in FIVI e molto attivo sui social.
Partiamo subito con una domanda da 10 milioni. Tu produci un Col Fondo, pensi si sia arrivati in fondo al tunnel o la situazione può peggiorare ulteriormente?
E’ proprio una domanda da 10 milioni di dollari! Diciamo che in Italia il mercato è abbastanza bloccato. Tutti i ristoranti la sera chiudono (loro sono in zona gialla) e quindi il lavoro si concentra sulle enoteche, ma tutti puntano lì e quindi…
A pranzo il vino non gira molto anche perché qui da noi il Prosecco è l’aperitivo e con questi orari non hai modo di farlo. Se in Italia è complicato si sta muovendo qualcosa negli Stati Uniti, che è il nostro mercato principale
Di questo magari ne parliamo dopo. Ad un certo punto mi hai quasi risposto alla seconda domanda. Pensi che il Prosecco in generale e l’Asolo in Particolare sia avvantaggiato o svantaggiato in questa crisi?
Noi siamo avvantaggiati per un motivo, vendiamo le nostre basi spumante a una grossa azienda che lavora nel campo della GDO e questo ci permette , anche se non vendiamo bottiglia, di incassare di meno ma di incassare comunque e mantenere viva e vegeta l’azienda. Questa cosa è abbastanza comune da noi, anche negli anni “normali”. Inoltre nell’Asolo Prosecco stanno entrando dei nomi molto importanti e quindi aumenta la richiesta dello sfuso e il prezzo rimane buono.
A proposito, i rapporti commerciali come sono cambiati? Hai sempre gli stessi canali o hai cambiato qualcosa?
Per forza di cose ho sempre gli stessi canali. Come ho detto primo abbiamo incrementato i canali di vendita delle basi spumante, anche quelle buone, ahimè, verso gli imbottigliatori. Questo secondo canale è comunque un bell’aiuto.
Un piccolo produttore di vino cosa potrebbe chiedere al governo?
Cerco di essere laico e razionale e dico non vorrei assolutamente essere in una delle poltrone del governo, a cui tutti tirano la giacca. Naturalmente vorrei soldi per sopperire alle perdite, ma so già che è una richiesta inutile perché i soldi per tutti non ci sono. Però se ci fosse da dare una mano al comparto io la darei ha chi era solito lavorare con la ristorazione (e quindi con grossi problemi) e di questi il 90% sono aziende che fanno qualità e non quantità. I piccoli in questo momento sono “cornuti e mazziati”: lottiamo da anni per promuovere la qualità e un prezzo adeguato e poi in un momento come questo se vuoi dare valore al vino non riesci a venderlo. E va a finire che un po’ ci prendono anche in giro.
Tu non hai utilizzato la distillazione?
No, assolutamente. Comunque l’Asolo Prosecco è in aumento come vendite e quindi non c’ho nemmeno pensato.
Hai visto che qualche giorno fa è stata fatta una fiera del vino in Cina, che situazione vedi all’estero?
Bisogna dire che sono stati più bravi a chiudere la gente in casa e sconfiggere il Covid. L’estero in generale per noi ha avuto un grande tracollo a marzo e lì abbiamo perso tanto. Negli Usa ha ripreso un po’ in questo periodo, in previsione del Natale.
Vinitaly spostato a giugno, cosa ne pensi?
Che col caldo si berrà un sacco di Prosecco! Seriamente non so cosa pensare: Spero abbiamo fatto una ricerca di mercato e riescano a portare a giugno molti importatori a Vinitaly, anche se non so quanto potrà essere valido per un’azienda come la nostra. Mi sembra un gran punto di domanda. Forse questo potrebbe essere il momento di guardarsi attorno e capire se le fiere del vino siano ancora importanti e quanto. Io vedo nella mia zona, a Montebelluna, dove c’è un polo importantissimo per le calzature: Geox, Diadora etc. Loro per quanto riguarda le fiere dicono che devono esserci ma solo per “fare scena”, non certo per vendere. Probabilmente andrà così fra un po’ di tempo anche per il mondo del vino.
Ennesima domanda da dieci milioni di dollari. Se ti dessero per un giorno il potere assoluto in Italia, quali sarebbero i primi tre provvedimenti che prederesti per il mondo dell’agricoltura?
Tu domande facili mai? Ci sono tante sfaccettature che rischio sicuramente di dire stupidaggini, però ci provo. L’agricoltura soffre in questo momento di un problema di mancanza di valore. Il contadino medio lavora per nulla, solo per avere i contributi europei, perché quello che vende serve solo per pagare il suo lavoro. Quindi X spende 100 per incassare 100 e avere 50 di contributo. Se potessi come prima cosa toglierei i contributi e incomincerei a lavorare sul valore perché è l’unico modo per ridare dignità all’agricoltura.
Per quanto riguarda la vigna siamo quasi allo stesso punto: il comparto è sostenuto molto dai contributi europei che fanno vivere tutto il comparto delle associazioni (Coldiretti, Unione Agricoltori, CIA etc) e il ministero stesso, che lavora con i contributi e per far avere i contributi. Quindi come seconda cosa bisognerebbe cercare di togliere più burocrazia possibile. Come FIVI ci stiamo lavorando da tanto ma capisco che è una battaglia difficilissima, perché finché ci saranno importanti gruppi che guadagnano sulle varie forme di burocrazia sarà impossibile toglierla. Pensa che in azienda noi siamo quattro tra cantina e vigneti, ho un distributore unico e quindi non devo star dietro alle varie fatture ai clienti e nonostante questo ho due persone che pensano solo alla parte burocratica. Questo vuol dire che metà del mio lavoro è riempire delle carte. Qui c’è qualcosa che non torna.
Come terza cosa vorrei unità d’intenti: per esempio nel Prosecco ci sono tre consorzi e ognuno tira acqua al suo mulino, però noi dovremmo tirare acqua al mulino di tutti perché non è giusto che il grande imbottigliatore che vende in GDO schiacci il piccolino, non è più possibile che poche aziende comandino un consorzio e tutelino solo il loro modo di ragionare. Magari le loro proposte sono anche giuste nella loro ottica ma esistono molti che hanno ottica e punti di vista diversi. Le cose e le decisioni andrebbe pesate meglio e non perché io sono un imbottigliatore devo comandare, specie in un consorzio dove vi sono centinaia di piccoli produttori.
Anche se sei un produttore e quindi dirai “grande annata”, come è andata la vendemmia?
(Ride!) Parlo per la mia azienda naturalmente: come quantità non è stata grandiosa e tecnicamente parlando è un’annata da polifenoli alti, che nel prosecco possono portare a qualche squilibrio e a tempi più lunghi per sistemarli. Sinceramente ogni anno in questo periodo fatico ad esprimermi perché i vini cambiano moltissimo ogni quindici giorni e così fino a che non arriviamo a oltre la metà di dicembre non ho un quadro preciso. Ripeto non è una cattiva annata ma dobbiamo solo capire l’evoluzione di questi benedetti polifenoli.
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