Il Gip del Tribunale di Monza ha disposto l’archiviazione dell’esposto dell’OdG contro la conduttrice di “Domenica Live”, accusata di esercizio abusivo della professione. Uno scandalo? No, uno specchio in cui guardarsi (impietosamente) prima di indignarsi.

Si chiama Giovanni Gerosa il Gip del Tribunale di Monza che, su conforme richiesta della Procura, ha archiviato l’esposto dell’OdG contro la conduttrice di “Domenica Live“, accusata di esercizio abusivo della professione giornalistica.
Non c’è ovviamente giornalista che, leggendo le motivazioni, non sia saltato sulla sedia.
Che la D’Urso non faccia la giornalista è solare. Che si atteggi a tale e che, chiamando i giornalisti “colleghi“, lo confermi lei stessa, altrettanto.
Quindi in teoria aveva ben fatto l’Ordine a proporre l’esposto ed è sconcertante che la Procura ne abbia chiesto l’archiviazione. Chi vuole leggerne le surreali motivazioni, vada qui.
Ma ho paura che il punto sia un altro.
Più sottile. Meno macroscopico. Meno facile da affrontare, per non dire critico. Un punto che però pesa sulla categoria come un macigno, assai più del disinvolto infotainment della signora D’Urso.
Mi spiace buttarla giù dura, eppure devo: che abbiamo da indignarci se una soubrette si spaccia per giornalista, quando l’Italia è piena di falsi giornalisti che nessuno persegue e quando perfino migliaia di iscritti all’albo sono giornalisti per finta?
Ecco, l’ho detto.
E’ difficile pensare di essere presi sul serio (e Dio solo sa se io non condivido, in linea di principio, l’iniziativa antiabuso del presidente Iacopino) quando basta guardarsi intorno per vedere svolazzare tesserini bordeaux in mano a chi tutto fa meno che informazione, blogger che tengono seminari di giornalismo, vallette bonazze che affollano le conferenze stampa, produttori di pubblicità che sui giornali firmano pubbliredazionali mascherati per i loro clienti.
Sono cose che, da anni, succedono tutti i giorni, in ogni parte d’Italia.
E che fanno ribollire il sangue a me e a tanti colleghi che questo lavoro lo fanno, non fingono, non simulano, non millantano, non ostentano.
Insomma, se siamo 120mila ma la metà sono invisibili anche fiscalmente e previdenzialmente, se da secoli non si fanno le revisioni degli albi, se nei consigli nazionali e regionali siedono permanentemente dei dilettanti dichiarati, i quali facendo da burattinai delle tessere poi drenano voti e determinano il futuro dei giornalisti veri, come si fa a meravigliarsi se un giudice, che nemmeno si prende la briga di guardare le trasmissioni tv de quibus e lo ammette, dice che la D’Urso non abusa del titolo di giornalista?