Potenza della telepatia!
Avevo appena battuto giusto due sillabe di questo post dedicato alle imperanti castronerie fonetiche quando squilla il telefono.
E’ un tipo che dice di occuparsi di editòria.
“Prego?”, chiedo io. “Editòria”, scandisce lui come se nulla fosse e anzi un po’ seccato.
Sì, avete letto bene: editòria, con l’accento (grave, oltretutto) sulla o.
Proprio ieri sera del resto, alla cena della compagnia aerea portoghese TAP per l’inaugurazione del nuovo volo Firenze-Lisbona, una callida e forbita presentatrice della Regione Toscana ha fatto più volte trasalire gli ospiti lusitani e non mitragliandoli di domande sulla famosa città di Còimbra, sempre con l’accento sulla o.
Ripenso allora all’arcinoto ma sempre agghiacciante aneddoto di quella giovane laureata milanese in scienze delle comunicazioni o giù di lì che tempo fa, invitandomi con insistenza a una conferenza stampa, carinamente mi ricordava l’indirizzo: via Òmero.
Sì, quell’òmero lì: l’osso del braccio.
E così anche oggi, come ieri, come allora non ho potuto non farmi la stessa domanda: ma pur nell’ignoranza della pronuncia e, evidentemente, dell’oggetto de quo, possibile che questa gente, anche per caso, di straforo, non abbia mai sentito dire editorìa, Coìmbra, Oméro?
Boh!
Anzi, bòh!