A una paludata degustazione milanese di Champagne un collega ne incrocia un altro con cui aveva avuto precedenti “dissapori”. Ne nasce un diverbio e il primo dà un cazzotto in faccia al secondo. Che però non reagisce. Urge un nuovo codice d’onore.

Racconta la leggenda che quando Montanelli ricevette una sfida a duello da parte di un politico che aveva criticato, lui rispose: “L’ho trasmesso per competenza al direttore di un manicomio perchè decida sul caso“.
Ma Montanelli era Montanelli e quelli erano altri tempi.
La sfida a duello oggi non si usa più: ora ce le si “promette“.
L’eloquio corrente è pieno di frasi fatte sulla fattispecie: “Ma non finisce qui“, “Quando ti ritrovo…“, Questa me la paghi“, “Ti rompo il muso” (cit. Gianni Morandi).
Nell’era delle canzonette e delle piazze virtuali accade così che un’antipatia o diciamo pure un rancore tra giornalisti – caso tra i più tipici e ricorrenti della nostra società – più che in punta di penna o almeno di fioretto si risolva passando alle mani.
Il che non è bello nè elegante, ma mantiene una sua dignitosa, ruvida virilità finchè si attiene al canovaccio dell’OK Corral: ti affronto, ti sfido, ti picchio.
Meno bello è se, come accaduto oggi durante una paludatissima degustazione milanese di Champagne, il collega A s’imbatte nel detestato e da tempo preavvisato collega B e, dopo alterco verbale più o meno strumentale, lo colpisce con un pugno in faccia fendendo la cortina di persone intervenute nel frattempo a dividere i probabili contendenti.
Seguono labbro sanguinante selfato e diffuso su FB, intervento della security, allontanamento del responsabile (dicono in lacrime), commenti scandalizzati, indignazione più o meno conformista, attestati di (giusta) solidarietà all’aggredito, crocifissioni mediatiche dell’aggressore, colpi di gomito, sghignazzamenti vari, risate soffocate e mordenti sfottiture. Perfino un goffo tentativo di scuse, o meglio di attenuazione delle responsabilità, compiuto a colpi di social da parte di A.
Non entro ovviamente nel merito dei dissapori tra i due, che conosco benissimo anche se uno ora fa finta di no, e credo sia superfluo specificare che questo post mira a sdrammatizzare il pur brutto accaduto, ma a mio parere la vicenda avrebbe dovuto avere un epilogo più glorioso, perfino una vecchia e sana zuffa da strada, invece del solo probabile strascico giudiziario e del suicidio professionale dell’aggressore.
Per la tristezza del quale (intendo il suicidio professionale) mi dolgo con sincerità, memore dei tempi passati.
Ma dopo tali fatti credo andrebbe fondato, presso l’Ordine, un giurì d’onore per le tenzoni tra giornalisti che ristabilisca le regole e magari un codice d’onore.