Robert Fripp mi perdoni per l’infame parafrasi di uno dei più begli album dei Crimso, ma qui non si parla di musica, bensì di telefoni.
O meglio, di numeri di telefono.
Più precisamente ancora, di elenchi telefonici. Quelli più o meno fatti sparire dall’avvento di internet e delle rubriche elettroniche.
Nessuno credo, o forse qualcuno ancora sì, ha nostalgia di quei pesanti e ingombranti libroni che una volta si trovavano (incatenati!) perfino nelle altrettanto desaparecide cabine telefoniche.
Poco fa però ho ricevuto l’ennesima telefonata sul cellulare dal solito call center mascherato da numero “civile”, numero che dopo le dovute contumelie ho immediatamente provveduto a inserire nella lista nera della rubrica dello smartphone. Il quale, a sorpresa, mi ha informato che l’elenco dei numeri messi in black list stava cominciando a diventare lungo.
Ho controllato e in effetti l’aggeggio aveva ragione: ne ho centinaia, tutti e solamente riferiti a telefonatori molesti.
Così il paradosso si chiude: la tecnologia ci ha prima costretto a gettare le vecchie agendine coi numeri scritti a mano per riesumarle allo scopo di annotare le password più fantasiose e mutevoli a cui ormai siamo costretti per accedere a qualsiasi cosa, compreso il frigorifero di casa o quasi, e ora ci costringe a redigere nuovi elenchi telefonici, ma negativi. Quelli riservati ai rompicoglioni.
Alè!