Vorrei che il coronavirus imperversasse dall’aprile del 1972, cioè da quando comprai il mio primo 45 giri. E quindi aver potuto e poter ancora passare le mie giornate ad ascoltare le parecchie migliaia che lo hanno seguito come, con sbigottimento, posso fare in questi giorni sospesi, nel medesimo silenzio circostante che c’era allora. Immaginario, almeno.