La protesta alza il tiro, ma aumentano la confusione, le divisioni e le ambiguità all’interno di un movimento di protesta che, col tempo, tende a scomporsi secondo diverse anime ed ispirazioni più o meno eterodirette. Alla riunione di sabato annunciate comunque delegazioni da quasi tutte le regioni. Sul tappeto l’ipotesi di un coordinamento che renda il movimento un interlocutore a livello ministeriale e comunitario. A Firenze, intanto, Salvadori accetta di incontrare gli agricoltori senza la “mediazione” delle associazioni. Quattro le richieste immediate: congelamento delle passività, maggiore accessibilità dei fondi del PSR, pagamenti di Artea entro il 31/12, sburocratizzazione delle licenze per gli impianti di produzione di energie rinnovabili. Ma la tensione resta alta: in mancanza di soluzioni, centinaia di trattori potrebbero presto “marciare” sul capoluogo, mentre organizzazioni e commercianti cercano di trovare contratti che diano respiro alle imprese cerealicole
“Egregio Assessore,
vista la situazione in cui versa l’agricoltura toscana, chiediamo che venga presa in seria considerazione la possibilità che la regione chieda lo stato di crisi”.
Non vanno per il sottile gli agricoltori del Comitato Spontaneo toscani nell’esprimere a Gianni Salvadori il loro malessere. E a sua volta l’assessore, dopo molte esitazioni e forse qualche malinteso sulle reali intenzioni dei questuanti, non solo accetta il dialogo, ma sollecita da loro un contributo di idee. Che certo non si fa attendere. E si materializza in un documento in quattro punti dove si elencano gli interventi ritenuti “di emergenza” per dare fiato immediato alle aziende, in attesa di provvedimenti più strutturali. Il tutto al termine di una settimana convulsa durante la quale da un lato Salvadori, per non bypassare le organizzazioni agricole, ha costretto i vertici del comitato a lunghe anticamere e a contatti solo informali, mentre dall’altro gli “spontanei” hanno compiuto passi concreti presso le questure in vista, se non ricevuti, di una manifestazione clamorosa in grado di portare a conoscenza dell’opinione pubblica la loro protesta.
Il “disgelo” è avvenuto giorni fa, quando a seguito di una serie di telefonate tra l’assessore e il presidente del Comitato, il senese Giacinto Beninati, la reciproca diffidenza si è sciolta e dalla contrapposizione si è passati alla collaborazione.
“Le nostre aziende sono finanziariamente stremate”, prosegue il documento consegnato a salvadori. “I nostri prodotti, dal vino al grano, dal latte alla carne, famosi in tutto il mondo, non sono pagati ad un prezzo remunerativo soprattutto a causa delle malsane importazioni, dalle speculazioni di alcune industrie e della grande distribuzione.
Le ricordiamo inoltre che che la bene amata Toscana è tale soprattutto grazie al lavoro di noi agricoltori che garantiamo tale paesaggio da cartolina e non pieno di sterpaglie e a rischio di dissesto idrogeologico. Per questo possiamo essere considerati i vigili giurati delle nostre terre e questo tipo di salvaguardia, se considerato interessante, deve essere remunerato.
Le sottoponiamo alcune richieste di emergenza per la sopravvivenza dell’agricoltura toscana:
1) Congelamento di tutte le passività, delle cambiali agrarie,dei mutui e dei finanziamenti fatti per la conduzione dell’azienda per almeno tre anni e dando la possibilità di rifinanziare il debito a lungo termine.
2) Che il PSR sia maggiormente accessibile e assente dai cavilli burocratici e le varie interpretazioni che in questo momento ne impediscono il normale accesso ai fondi.
3) Che i pagamenti da ARTEA ( dei contributi comunitari e delle misure del PSR) avvengano entro l’anno solare.
4) Visto che ci viene riconosciuta la possibilità di considerare attività connessa la produzione di energia ma che a causa di regolamenti comunali e piani strutturali questo ci viene spesso negato, chiediamo facilitazioni nelle concessioni dei permessi per la costruzione di impianti di produzione di energie rinnovabili.
Certi che vorrà prendere in considerazione le nostre proposte, porgo distinti saluti”.
In attesa che qualcosa si muova, in campagna la tensione resta alta, accresciuta dal pessimismo prodotto dalla cattiva situazione atmosferica e dall’imminenza della campagna di raccolto del grano. Per il quale si prevede, breve/medio termine, il permanere di quotazioni rasoterra e comunque ampiamente insufficienti a coprire le spese di produzione. E’ in questo contesto che associazioni di categoria, consorzi agrari e commercianti si prodigano nel proporre ai produttori contratti in grado di azzerare o almeno di attenuare il rischio di una ulteriore annata in perdita che, finanziariamente, il settore potrebbe non essere più in grado di sopportare, con conseguenze immaginabili.
Ma le prospettive sono magrissime ed è per questo che nelle fattorie toscane i propositi di clamorose proteste appaiono al momento solo rimandati.