Stampa Romana dà lo “stop alle trattative contrattuali”, altri con una petizione chiedono a Siddi di “anticipare il congresso Fnsi prima di concludere qualunque trattativa”. Insomma la base ruggisce. L’implosione sindacale è alle porte. O già oltre.
A forza di tirare, le corde si rompono. Poi si rompe pure altro. E anche la pazienza più santa evapora.
Inclusa quella di molti rimasti finora fideisticamente fiduciosi nel ruolo insostituibile del sedicente sindacato unico e unitario dei giornalisti. Dal quale avevano dimostrato di essere disposti ad accettare qualunque schiaffo.
Così oggi, a Roma, l’Associazione Stampa Romana ha dato “udienza” al segretario generale dell’Fnsi, Franco Siddi, e ne ha pubblicamente sconfessato l’operato (qui) in merito alle trattative, date per concluse al punto da far risultare “imminente” la firma, sul rinnovo del contratto di categoria: “L’assemblea – si chiede infatti in un pur sindacalesissimo comunicato finale – chiede si ritorni a consultare la categoria attraverso i suoi organismi di base (dalla Commissione Contratto alla Consulta dei Fiduciari e Cdr, alla Clan ecc) per definire una piattaforma, anche snella e di pochi punti, che miri veramente a riformare gli assetti di un accordo che ha ormai esaurito la sua tenuta, puntando su innovazione, inclusione e occupazione di qualità, pur con le necessarie flessibilità. L’assemblea chiede, comunque, che qualsiasi articolato dovesse essere concordato, sia sottoposto a referendum preventivo nella categoria“.
Patapùnfete.
Da alcuni giorni, del resto, Senza Bavaglio, un’altra corrente della Federazione, si era fatta portavoce e aveva coagulato un gruppo di “giornalisti indipendenti” chiedendo a sua volta con una petizione pubblica (qui) “di anticipare il congresso della Fnsi prima di concludere qualunque trattativa“.
Tradotto: ormai neppure dall’alto della sua autocratica attività il sindacato riesce più a tenere sotto controllo una categoria che rappresentava poco (nel caso degli autonomi, quasi per nulla) e che appare stufa, più che del gruppo al potere, proprio del sistema che ha nella Federazione uno dei gangli nodali.
E all’eccezione che quanto sta accadendo potrebbe segnare la fine del sindacato giornalistico, la risposta della base è, più o meno eufemisticamente, la seguente: chi se ne frega, tanto non abbiamo più nulla da perdere.
Intendiamoci: la situazione non è grave, ora è solo comica. Era prima che era grave, ma lo scollamento tra categoria e Fnsi è stato irriso con la protervia degli sciocchi e una miopia da delirio di onnipotenza.
Che accadrà adesso, non lo so. Nessuno lo sa, credo.
Può anche darsi che nelle segrete stanze i cocci si riappiccichino (i sindacalisti sono capaci dei peggiori masochismi) e che a sorpresa il contratto venga firmato, ma nulla potrà cambiare la sostanza: scoppiato il maremoto, prima o poi l’onda anomala dello tsunami arriva sulle spiagge.