Grande conoscitore dei vini più esotici, permaloso, interista, ingenuo, era un inseguitore di sogni a volte logorroico ma sempre appassionato. Se n’è andato in punta di piedi dopo una vita movimentata.
Quando, in questo mondo iperconnesso e perennemente on line, per un po’ di tempo non senti qualcuno che invece è abitualmente presente, bisogna cominciare a preoccuparsi.
E per uno di quegli strani casi della vita, oppure se vuoi chiamalo presentimento, proprio ieri, mentre rientravo pensosamente a casa dopo un evento vinicolo, all’improvviso mi è sovvenuto che da qualche mese non sentivo Mario Crosta.
E’ stato un attimo fugace, subito inghiottito da altri ragionamenti.
Che però si è rimaterializzato stamattina quando ho saputo – dai social, si capisce, che lui bazzicava tanto almeno fino a qualche mese fa – che Mario è mancato appunto ieri. Ho scoperto che era gravemente cardiopatico, cosa che sapevo in misura minima e solo grazie a suoi vaghi accenni.
Mi dispiace molto.
Non era un personaggio facile, era permaloso, aveva i suoi spigoli, i suoi eccessi e aveva avuto una vita movimentata. Non faceva mistero delle sue idee politiche radicali e della fede interista che altrettanto radicalmente condivideva con me, ma sapeva anche essere amabile, a tratti perfino ingenuo. Sovente inseguiva utopie. Amava il vino, che conosceva assai bene anche nelle sue articolazioni più esotiche, delle quali, non a caso, si occupava spesso.
Nemmeno eravamo amici intimi, anche se mi onorava della sua stima e ogni tanto mi rendeva partecipe di alcune sue confidenze, inondandomi di lunghe email con sfoghi, domande, ragionamenti. A volte si risentiva per le mie risposte, che gli parevano troppo laconiche, altre si complimentava perchè riuscivo a rispondere in modo sintetico a questioni su cui lui si era troppo dilungato.
Che brutta notizia.
Non si fanno queste sorprese senza avvertire.
Buon viaggio, Mario.
PS: spero che Roberto Giuliani non me ne voglia se ho preso la foto da Lavinium, di cui Mario era collaboratore.