Mi rendo perfettamente conto che qualcuno, anzi molti, si risentiranno per questo post, giudicandolo cinico e politicamente scorretto.
E anch’io so che quanto sto per sottolineare potrà apparire fastidiosamente bazzecolare al cospetto del dolore per una morte e alla tristezza delle esequie.
O forse no?
Mi chiedo cioè se il rispetto per un defunto, per i luoghi in cui si celebrano i funerali e un po’ anche per se stessi non siano ragioni necessarie e sufficienti ad obbligare almeno i congiunti più stretti a un comportamento, a un contegno, a un abbigliamento composti.
Non dico eleganti, non dico formali. Ci mancherebbe. Dico composti.
Perchè ho appena visto on line il filmato della cerimonia funebre di una bambina morta il mese scorso in un incidente stradale. E dietro alla bara bianca e alla mamma in lacrime? Un’orgia di bermuda, brache, canottiere, t-shirt, camicie a fiori, cappelli da baseball, grotteschi tatuaggi in bella vista, scarpe da ginnastica multicolori, ciabatte, zoccoli, perfino infradito. Nemmeno fosse una sagra balneare. Ma come è possibile? Come può qualcuno, pur devastato, non rendersi conto dell’indecenza morale e della volgarità, intrinsecamente offensive, di certe misees? Che ci vuole a mettersi addosso una cosa qualunque, quasi la prima che capita, ma sobria? O gli armadi della gente sono pieno soli di camicie hawaiane, sottane da pornodiva e scarpe da tamarro? Parlo di parenti e di amici stretti, non tanto di curiosi o conoscenti capitati lì per caso. Di gente che insomma ha scelto di partecipare alla cerimonia sapendo bene di che cerimonia si trattava.
Ripeto, non ne faccio una questione di solo buon gusto, nè tantomeno di eleganza, bensì di rispetto e di consapevolezza.
A mio parere è molto grave che la volgarità generalizzata e sdoganata, nell’accezione peggiore del termine, non si arresti ormai neppure di fronte alla morte ed anzi come un’onda conformista la investa, la assimili, la travolga, offendendo nel profondo, alla fine, la memoria di chi è mancato. E che forse se ne vergognerebbe.
Smettiamo di stigmatizzare certe manifestazioni solo col termine stucchevole, e anche un po’ perbenista, di maleducazione.
Bisogna risentirsi più violentemente e farlo presente in modo più fermo, perchè chi ha torto non siamo noi, ma loro.