Alla conferenza stampa, davanti a una stampa devota e silente, squilla il cellulare del maestro. E lui risponde.
Ho incontrato Franco Battiato diverse volte, la prima nel 1979 o 1980 a margine di un concerto fiorentino con Giusto Pio. Era il tour dell’Era del Cinghiale Bianco.
Ma la circostanza più divertente fu parecchi anni dopo (e fa, ahimè), quando nella sede del Consiglio Regionale Toscano presentava alla stampa non ricordo più che evento o manifestazione.
Parlano i politici, poi prende la parola lui.
Silenzio in sala, il maestro era dato per nervoso e il suo cipiglio, già smunto e severo, non prometteva nulla di buono.
Ha attaccato il discorso da pochi secondi che, driiiiin!, squilla un cellulare.
Tutti si guardano intorno per qualche attimo, chiedendosi chi sia il mariuolo.
Il bello è che la suoneria, una suoneria normalissima, è quella di Battiato.
Il quale, senza alcun imbarazzo, prima ridacchia e poi risponde. Così, davanti a tutti, mentre i cronisti hanno la penna in mano.
“Pronto? Sì, ciao, come stai? Sì, io bene. No, no non mi disturbi. Però sto facendo una conferenza stampa. Ci sentiamo dopo?“.
Risate generali, comprese le sue.
Un cinghiale bianco.