Il progetto, usando la fotografia e la tecnologia moderna come vere e proprie “armi sociali” vuole denunciare, documentandoli impietosamente, cinquant’anni di orrori compiuti nel nome del cemento, della speculazione e del cattivo gusto. E noi, che sul punto ci siamo già espressi concretamente e in tempi non sospetti, lo appoggiamo. Accanto al celebre fotografo anche Vittorio Sgarbi, Salvatore Settis, il FAI e Vittorio Moretti. La prima mostra a Petra (Suvereto, LI) il 10 luglio.
Le bocche da cannone certamente non mancano: Oliviero Toscani, Vittorio Sgarbi, Salvatore Settis (il direttore della Normale di Pisa) e Vittorio Moretti (il patron di Bellavista), con l’appoggio morale e mediatico del FAI, il Fondo per l’Ambiente Italiano presieduto da Giulia Maria Crespi. Mancano ancora, forse, (metaforicamente e non) le palle da cannone per abbattere gli orrori che, in cinquant’anni di speculazione, menefreghismo e trascuratezza, hanno trasformato radicalmente la skyline del Belpaese in una galleria degli orrori. Un’evidenza sotto gli occhi di tutti, ma difficile da ammettere essendo essa, per gran parte, il frutto del cattivo gusto e della cattiva coscienza collettivi.
Che il paesaggio italiano fosse, e non da ora, a rischio non è certo una scoperta. La sensibilità individuale se n’era da tempo accorta. Se n’erano accorti gli intellettuali e anche i semplici amanti della campagna. Ma era un’infima minoranza, sepolta dalla folla dei fans del cemento, del mattone, della villetta, del finto rustico, dell’asfalto sempre e comunque, del kitsch consapevole e (peggio!) inconsapevole, dell’alluminio anodizzato, delle monocolture agricole, della cattedrali nel deserto, dell’estetica da geometri, del prefabbricato, del cartolinesco, dei condomini, delle villette a schiera, delle lottizzazioni, degli abusi, degli uffici tecnici compiacenti, delle sopraelevazioni e delle tavernette.
Anche noi, nel nostro piccolo, ci eravamo allarmati in tempi non sospetti vedendo un’area depressa, periferica e quasi miracolosamente integra come quella in cui viviamo, le Crete Senesi, erodersi metro dopo metro sotto i colpi del villettismo, dell’agriturismo di massa, del “tipico” fatto con lo stampo, dei nanetti in giardino, delle demolizioni di antichi casali ricostruiti con sfrenata fantasia e giganteschi aumenti di volume. E ci eravamo scandalizzati, al punto da costituire un comitato, SOS-Crete Senesi, che ha aderito alla Rete dei Comitati fondata da Alberto Asor Rosa dopo il “caso” Monticchiello ed è poi confluito in una rivista telematica (www.sos-cretesenesi.net) che proprio in questi mesi sta vedendo la luce.
Tutto, insomma, convergeva verso una ribellione contro l’impunita distruzione di ciò che resta della “Bella Italia”. Era tuttavia una dura battaglia. La lobby dei costruttori, i grandi interessi, l’ipocrisia dell’ambientalismo “del fare” e la logica perversa della “crescita sostenibile”, gli interessi di partito (di ogni partito) legati alla catena delle greppie elettorali, il comodo e remunerativo autofinanziamento dei comuni compiuto attraverso gli oneri di urbanizzazione incassati tramite le licenze facevano pesare la loro influenza, i loro distinguo, lasciandoci sempre sospesi tra bastone e carota, tra simulata disponibilità e chiusure a riccio.
Proprio nel momento in cui il movimento dei Comitati pareva aver perduto almeno in parte la sua forza propulsiva, ecco però scendere in campo i quattro pezzi da novanta di cui sopra, con tutto il loro prestigio accademico e la loro strapotenza mediatica.
L’iniziativa si chiama Nuovo Paesaggio Italiano (www.nuovopaesaggioitaliano.it) e non a caso viene da un’idea di quel fenomeno della comunicazione e della provocazione che è Oliviero Toscani. Lo slogan è: FOTOGRAFATE LO SCEMPIO e mandateci le immagini. Lo scopo è creare un archivio delle brutture e lanciare una campagna di sensibilizzazione in cui la fotografia è un’arma sociale. Il primo risultato della raccolta è una mostra fotografica (o meglio un grande “rotolo” di 100 metri realizzato nei cantieri dell’imprenditore bresciano Vittorio Moretti) che sarà inaugurata il prossimo sabato 10 luglio a Suvereto (LI), nelle cantine monumentali di Petra, di proprietà dello stesso Moretti.
Presentata giorni fa nella Sede della Stampa estera a Roma, l’iniziativa è “una ricerca che, grazie al contributo di tutti, diventerà un archivio multimediale, un sito internet, un’esposizione collettiva in costante aggiornamento. Un contenitore culturale legato e applicato, non solo alla territorialità, ma anche agli usi e ai costumi degli italiani”, ha spiegato Oliviero Toscani. “Ognuno di noi, con i tanti mezzi tecnologici a disposizione, con il telefonino per esempio, può documentare il degrado in cui viviamo e le infinite brutture, gli sbagli, gli scempi che hanno devastato e continuano a devastare l’Italia. La fotografia, così finalmente diventerà “vera arte”, non da appendere ai muri, ma memoria storica dell’umanità”.
“Nuovo Paesaggio Italiano – dicono ancora gli ideatori – è un nuovo modo di intendere, comunicare, di parlare di paesaggio, un atteggiamento di difesa e di attacco. Da oltre due anni Oliviero Toscani ha dato vita a Razza Umana, girando l’Italia per documentare le facce degli italiani e dei nuovi italiani. Oggi Razza Umana è un archivio straordinario di oltre 10.000 ritratti e più di 3.000 interviste video e quest’archivio può essere considerato il “volto” che cerca ora “corpo” nel paesaggio, attraverso l’aiuto di tutti. Anche Nuovo Paesaggio Italiano diventerà un archivio fotografico e video (aperto a ricevere il contributo di tutti e a essere consultabile), una serie di mostre fotografiche, un concorso, una serie di pubblicazioni che possano documentare, con edizioni successive, i vari passi del progetto, dell’archivio, le fotografie, i video, i contributi letterari, i commenti, le idee”.
Certamente non mancherà chi vorrà vedere in tutto questo un’ennesima trovata pubblicitaria e un’accogliente vetrina per personaggi in cerca di visibilità (ma che già ne hanno tanta). Chi invece storcerà il naso di fronte alla poca ortodossia ideologica dei protagonisti (o invece plauderà, quorum ego, alla loro trasversalità). Di sicuro qualcuno farà ironia sul fatto che tutto si svolgerà a Petra, le megacantina progettata dallo svizzero Mario Botta che molti hanno contestato proprio per il forte impatto paesaggistico sulla campagna circostante. Nè mancherà chi vorrà vedere nell’operazione una contromossa rispetto alle parallele iniziative della Rete dei Comitati di Asor Rosa.
Comunque sia, ci pare che l’aver portato il problema alla ribalta delle cronache (e quindi della politica) sia un beneficio di gran lunga superiore all’ipotetico male. E per questo lo appoggiamo, senza riserve. Sul resto, giudicheremo poi.