Mentre ad Atene Tsipras vinceva, Demis Roussos moriva. Nessuna relazione tra i due, che io sappia, anche se qualcuno vuole vedercela. A me rimane solo il velo di malinconia che cala quando scompare qualcosa che in qualche modo ti apparteneva.
Soundtrack: “It’s five o’ clock“, Aphrodite’s Child (1969).
Da qualche parte ho ancora quel 45 giri, “Someday somewhere“, che comprai nel 1973 quando ancora cercavo di capire qualcosa della musica che sentivo intorno.
Anzi, per la verità me lo comprò mia nonna. E già questo dovrebbe dire molto. A mio nonno sembrava un plagio di “Che sarà, sarà” e me la canticchiava per scherno.
Quella voce vibrata mi richiamava l’inno di un’infanzia ancora precedente, “We shall dance” (1971), all’epoca catturata dalla mia fantasia più per gli acuti un po’ caricaturali che per il resto. Non avevo ovviamente messo a fuoco che il cantante era lo stesso della “It’s five o’clock” (1969) degli Aphrodite’s Child, un superclassico.
Da allora, Demis Roussos era uscito dai miei orizzonti musicali e non c’era più rientrato. Ma aveva continuato a restarmi una figura simpatica, più del compare ed anch’egli ex Aphrodite’s Child, Vangelis Papathanassiou, quello della colonna sonora del film “Momenti di Gloria” in cui Demis stesso mise la voce.
Qualcuno, fantasiosamente, crede di intravedere nella scomparsa di Demis, avvenuta ieri, un qualche segnale da collegare con il contemporaneo trionfo politico di Tsipras in Grecia, la patria comune dei due. Cerchi che si chiudono? Corsi e ricorsi? Boh, a me pare una banale coincidenza.
Che però inspessisce il velo di sottile malinconia, come il ricordo di certi pomeriggi troppo azzurri e lunghi.
Poi ti ricordi anche che Roussos era nato in quel melting pot etnico e culturale di Alessandria d’Egitto e ti sembra che molti conti tornino assai più di quanto non paia.
Del resto le suggestioni non costano nulla.