Ciò che era annunciato e molti temevano è accaduto: l’Ordine ha depositato al Tar il ricorso contro il Governo, l’Fnsi e l’Inpgi per la delibera sull’equo compenso. Insomma, per la categoria piove sul bagnato. Anzi, sull’alluvionato.
L’annuncio era già stato dato un mese fa e aveva sollevato un certo clamore, ma forse c’era ancora qualcuno che pensava si trattasse di un’ostentazione di muscoli destinata a non tradursi in fatti concreti.
E invece ci hanno pensato il sito ufficiale dell’OdG (qui) e il presidente Enzo Iacopino a dare la notizia: “Senza enfasi né trionfalismi, perché è stata una scelta dolorosa, condivisa dal Consigli nazionale dell’Odg“, si legge sul suo profilo FB. “Ieri è stato depositato per le necessarie notifiche ai contro interessati (Governo, Fnsi, Fieg) il ricorso contro la delibera del 19 giugno. Non occorrono commenti, basta leggere il testo. Non è necessario imprecare davanti alle violazioni di legge e alle modiche contenute nella delibera rispetto al testo approvato con il voto contrario dell’Odg e solo dell’Odg: basta aspettare l’udienza del TAR per la decisione“.
Insomma, il dado è tratto. Il Tamerlano scaglia la freccia verso Oriente e dichiara guerra all’imperatore della Cina.
Come andrà a finire non si sa, ma quest’estate è senza dubbio grandinato forte anche sulla testa del sindacato e del suo segretario, Franco Siddi.
La sensazione tra i più avveduti è che si tratti degli ultimi fuochi di una guerra già persa, quella dei giornalisti.
Una professione sepolta dalla pletora e dagli interessi rimasti incrociati affinchè tutto restasse – esizialmente – com’era. Fino a quando non sarebbe stato troppo tardi. Cioè adesso.
Eppure la gran parte dei colleghi riesce ancora a farsi stornare l’attenzione dagli appelli strumentali e dalle inutili liturgie corporative.
Ad esempio ha un vasto seguito l’idea che i giornalisti non debbano “dividersi“, perchè solo l’unione fa la forza.
Davvero? E contro chi, se abbiamo un sindacato che, firmando l’ultimo ccnl, ha di fatto sancito per contratto l’esistenza dei contrattualizzati di qua e dei dipendenti di fatto ma non di diritto di là? Contro chi, se la metà (ben che vada) degli iscritti all’ordine professionale sono sostanzialmente dei dilettanti: e non perchè lo siano diventati ma perchè entrati nell’albo già tali, stanti le ridicole soglie reddituali vigenti (in attesa dell’ondata di piena dei “ricongiunti“) e creatrici solo di illusioni, visto che il mercato del lavoro giornalistico è andato strutturalmente a picco?
Insomma, ripetersi è inutile.
Ormai è una gara non a chi sopravvive, ma a chi muore per ultimo.
Io speriamo che me la cavo.