E’ ormai accertato che per avere la garanzia della massima sensibilizzazione mondiale su una questione di qualunque tipo, il primo e più efficacie accorgimento da adottare è evitare che alla questione medesima venga dedicata una “giornata“, visto che ce n’è di più dei santi sul calendario (inclusi quelli in panchina) e che la cosa è diventata di una stucchevolezza, prevedibilità e retorica insopportabili.
Il secondo, nella malaugurata ipotesi che non si sia riusciti a schivare l’evenienza, è denominare la ricorrenza “day”, che all’effetto fastidioso aggiunge un irresistibile effetto involontariamente comico (“pecorino day”, “calli doloranti day”, etc).
Il terzo è abortire sul nascere qualunque tentativo di tambureggiante campagna mediatica ad uso social, che di norma – scena e conformismi a parte – procura nella gente sindromi di idiosincrasia aggressiva a rilascio lentissimo, per rimediare alle quali occorrono decenni.
Detto questo, che “day” è oggi?