di URANO CUPISTI
1979: arrivi nell’arcipelago da turista e ti accoglie un connazionale in limousine che si annuncia come alto dignitario di sua Maestà. E ti ritrovi, sempre senza saperlo prima, ospite dell’Imperatore Taufàahau Tupou. Succede, a chi insegue la Date Line…
Il bimotore della Polynesian Airlines (oggi Samoa Airways) atterrò all’aeroporto internazionale Fua’amotu, a Tongatapu, la più importante delle Isole Tonga, arcipelago composto da 173 isole, delle quali solo 53 abitate, sperduto nell’Oceano Pacifico, a sud delle Samoa da dove provenivo.
Perché proprio le Tonga, quando “a portata di mano” avevo le Fiji, le Isole della Società e altre della Micronesia?
Certamente perché erano le più inaccessibili e motivo di avventura (o arrivavi dalle Samoa o dalla ancor più lontana Nuova Zelanda) ma anche per continuare quel sogno di percorrere la rotta lungo il Date Line (vedi qui).
Dico da subito che una volta messo piede a terra, ebbi la sensazione di essere capitato in un altro mondo, quello che da sempre immaginavo come alternativa di luogo ideale nel quale vivere, coccolato e viziato.
Vi è capitato mai di essere ricevuti come autorità, trovare un “dignitario di corte” ad attendervi con una limousine bianca con tanto di bandierine tongane e italiane? Ebbene a me è capitato proprio all’aeroporto di Nuku’alofa, la capitale di Tongatapu.
“Deve trattarsi di un errore, di un caso di omonimia!“, dissi rivolgendomi alla gentile hostess che mi invitò a scendere per primo.
“E’ lei il signor Cupisti, di nazionalità italiana, come risulta dalla lista dei passeggeri?“, mi rispose.
“Certamente“, dico rivolgendomi a un signore in giacca e cravatta che parlava un perfetto italiano e, nei lineamenti, per niente “tongano” ma europeo, anzi “uno dei nostri”.
“Sono Giulio Massasso, alto dignitario e consigliere particolare di sua Maestà, l’Imperatore Taufàahau Tupou IV. Benvenuto nelle Tonga“, si presentò lui.
Poi mi conducono non al modesto bungalow da me prenotato per rientrare nel budget, ma l’allora lussuoso Date Line Hotel situato (guarda un po’) prospicente la baia di Nuku’alofa a cavallo del Meridiano Zero.
“Arrivano così pochi italiani da queste parti – specificò il consigliere particolare di Sua Maestà – che, quando accade, cerco di dare a loro il massimo comfort e far trascorrere la permanenza come proiettati in una favola incantata“.
Ricordiamoci che allora, parlo del 1979, internet non esisteva, i fax difficili da mandare e trovare risposte immediate a quanto stava accadendo era difficilissimo se non impossibile.
Meno male che il fuso orario mi venne in aiuto. Le 12 ore di differenza , notte alle Tonga, giorno in Italia, mi permise di telefonare e “chiedere aiuto”. Ne uscì una storia straordinaria, incredibile che solo ai viaggiatori può accadere.
Giulio Massasso, piemontese classe 1915, fuggito dall’Italia alla fine degli anni ’30, dopo aver girovagato tra Asia e Australia finì per approdare alle Isole Fiji dove divenne uno dei più importanti coltivatori di tabacco. Da lì a divenire consigliere della regina delle Isole Tonga, Salote e successivamente del figlio Taufàahau Tupou IV, il passo fu breve, diventando Alto Dignitario all’Agricoltura.
Ho saputo poi, negli anni ’90, durante una trasmissione del “Maurizio Costanzo Show” di cui era ospite che lo Stato italiano lo aveva insignito dell’onorificenza di Cavaliere d’Italia e l’occasione della trasmissione fu probabilmente la prima volta che si sentì parlare delle Isole Tonga.
Avute queste notizie dall’Italia tramite una telefonata dal costo astronomico, riuscii a tranquillizzarmi e la permanenza alle Isole Tonga divenne particolarmente straordinaria, inattesa e inaspettata.
Tour nelle isole dell’arcipelago Tongatapu e nelle lontane ed incontaminate Vava’u, tutto a spese di sua Maestà Taufàahau Tupou IV.
Mi fu detto che tutto questo era una prassi per i turisti italiani che raggiungevano le Tonga in quei tempi.
Ed il mio sogno del Date Line?
Ero troppo impegnato “tra i miei nuovi sudditi” a condividere festeggiamenti a ripetizione sempre accanto all’ormai divenuto “mitico Giulio”. Poi pensai: ma è tutta invenzione dell’uomo, non cambia nulla facendo un salto verso est o verso ovest.
Erano le spiagge di sabbia bianca finissima, l’ombra delle palme di cocco, i sorrisi di un popolo tutto sommato felice che riempivano le mie giornate. Se c’è un luogo per cui l’espressione “il mondo si è fermato” ha un senso, è proprio quello che si vive nell’arcipelago delle Vava’u.
Il viaggio si rivelò un totale godimento: la luce rosata del mattino che si rifletteva sul mare turchese, le voci dei bambini immersi nei giochi primordiali, le soste nei vari fale a parlare, parlare, parlare senza essere capito sorseggiando una tazza di tè.
E poi le danze. Lì tutti danzano, grandi e piccoli.
Non nascondo che un pensierino a rimanere a quelle latitudini dove l’unica preoccupazione era pescare al mattino e raccogliere frutti tropicali al pomeriggio, con i ritmi giornalieri dettati dal sorgere e calar del sole, mi era balenato nella mente.
Ma fu l’abbraccio di Giulio, il rombo dell’aereo e le Isole Tonga che svanivano all’infinito in una dissolvenza lentissima che mi riportarono alla realtà anche perché mi attendeva la Nuova Zelanda con i Maori, i geyser e tante, tante, ma tante pecore.