Giorni fa Cassandro, cioè io, scriveva (qui): “L’Fnsi, anzichè riportare gli autonomi nel ccnl, tenta di aggirare il problema mestando nel torbido dell’equo compenso e non affronta la trave della propria scarsa rappresentatività”. Non a caso, l’altroieri…

Uno dei pezzi più letti nella storia di questo blog risale a diciotto mesi fa e si intitola: “E alla fine sulla riforma volano stracci tra OdG e Fnsi” (qui). Erano i tempi delle ipotesi in cui, sotto la spinta delle scadenze dell’agosto 2012, si parlava di adeguare la legge professionale. Si parlava e basta, perchè in realtà l’argomento era il terreno per l’ennesima resa dei conti tra i fratelli-coltelli dell’Ordine e del sindacato.
La guerra, ovviamente, non si è mai spenta, sebbene sia più volte carsicamente scesa sotto traccia e riaffiorata secondo le convenienze dei momenti politico-istituzionali.
Ad esempio, ora che, con una certa sorpresa, Enzo Iacopino è stato rieletto ai vertici dell’OdG, le turbolenze tra le due istituzioni sono riprese a pieno ritmo.
Teatro dello scontro non più le ipotesi di riforma, ma il tema di grande attualità e demagogia di questi giorni: l’equo compenso.
Mentre infatti da un lato, tra oggettive difficoltà, alleanze inconfessabili e stratagemmi vari, va in scena lo psicodramma della ricerca di un “equo compenso” a cui le parti attribuiscono, di caso in caso e secondo il tornaconto, i significati più fantasiosi (vedi link sopra), da un altro si gioca la grande partita dei doppi tavoli.
Ovvero: su uno si fa una cosa mentre su un altro, col medesimo commensale, se ne fa un’altra.
Ecco cosa ha raccontato lo stesso Iacopino su FB, in coda alla rinione della commissione:
LA TRAPPOLA. La scopri alla fine, per caso, Fieg e Fnsi nell’ambito del rinnovo contrattuale stanno facendo una trattativa sul lavoro autonomo che pensano di presentare alla commissione sull’equo compenso. TAGLIANDO FUORI L’ORDINE. Il sottosegretario Giovanni Legnini aveva chiesto, nella precedente riunione, di valutare tra le parti presenti al tavolo la possibilità di una proposta condivisa. Mi ero detto favorevole, anche notando, e scrivendolo su FB, degli strani cinguettii tra Fieg e Fnsi. Oggi la trattativa parallela è emersa, una voce fuggita dal seno del direttore Fieg e confermata dal presidente Fnsi, Giovanni Rossi, il quale assicura che ‘tutto è trasparente e che il prossimo incontro ci sarà il 2 luglio’. Cioè noi – la commissione, voi e io – dovremmo ratificare un eventuale accordo tra loro. Ho detto quel che penso di questo modo di comportarsi ed ho aggiunto che non debbono fare affidamento su un mio sì a prescindere. E voi vi sentite tutelati da questo modo di procedere, anche alla luce dei precedenti?“.
Ne nasce una lettera scritta dallo stesso Iacopino al sottosegretario Legnini con il quale il presidente dei giornalisti prende le distanze dall’iniziativa e invita al rispetto dei ruoli e delle funzioni della commissione.
A ciò si aggiungono testimonianze dirette di chi fa parte della commissione lavoro autonomo o di quella per il contratto in Fnsi e che dichiara: “Mah, io non ne sapevo niente“.
In sala si borbotta. Imbarazzo. Davvero Fieg e Fnsi trattano? Beh, non ci sarebbe nulla di male, in fondo loro ruolo naturale sarebbe questo. Sì, si fa notare, lo sarebbe se non ci fosse una commissione già insediata e nel pieno dei suoi poteri. Due componenti della quale non possono trattare tra loro escludendo le altre, come raccomandato dal coordinatore stesso dei lavori, e pretendendo di portarle, dopo, davanti al fatto compiuto di un accordo già sottoscritto.
Lascio giudicare a voi chi e in che misura, nella vicenda, abbia torto o ragione.
Voglio invece sollevare un problema. Un problemino, diciamo. Una quisquilia. Ma che mi sta molto a cuore, perchè riguarda il mio lavoro. Il mio e quello di centinaia (migliaia?) di colleghi freelance.
Questo: ma a noi, delle vostre faide, che ce ne frega? Come vi permettete di massacrarvi sulla nostra pelle, di usare contesti istituiti nel nostro nome come palestra, ring, campo di battaglia?
Come i politici hanno perduto di vista il paese reale, a me sembra che voi abbiate perduto di vista il giornalismo reale.
Per fortuna noi non abbiamo perduto di vista voi.
Vi teniamo d’occhio. Abbiamo memoria lunga e forconi nel ripostiglio.