A CAMPO E CIELO APERTI, MA CON OCCHI CHIUSI (PdM/76).
La vera rivoluzione ci sarà quando quelli che lavorano in agricoltura – tutti, dal latifondista al bracciante abusivo – si ribelleranno contro le strumentalizzazioni caricaturali del loro settore, di cui la politica si serve per mera propaganda. E per alimentare la quale ogni scusa è buona.
Ora ad esempio è di moda la farsa della regolarizzazione dei migranti di cui, dicono, il mondo agricolo avrebbe bisogno.
Fuffa.
Il mondo agricolo ha bisogno solo di regole certe, dell’elasticità indispensabile a chi opera sotto l’imprevedibilità di un cielo aperto e di essere considerato uno dei pilastri (economico, sociale, ambientale) del sistema Italia, anzichè una vile merce di scambio politico.
Tra tutte, del resto, l’oleografia agricola è la più zeppa di luoghi comuni. Spalmati su un ampio ventaglio: dall’omino con cappello di paglia, camicia a quadri, stivali e forcone fino al capitano d’industria in tweed d’ordinanza compiaciutamente arrampicato su una pila di barrique. Nel mezzo, di tutto: pennellate new age, neotamarrismo da trattore, realismi finti, pauperismi vari, idilli più o meno teocritei e melassa da Mulino Bianco.
Più insopportabili dei rituali richiami alla “vita sana” e ai “cibi genuini” giungono poi l’abuso riabilitativo della parola “contadino” (con la torrenziale retorica della presunta “cultura”) e l’affabulazione sulle “eccellenze”.
Il tutto per una ragione semplicissima: a parte i diretti interessati, nessuno oggi ha la più pallida idea di cosa sia l’agricoltura e in che consista praticarla.
Anziché a tentoni, si procede così a slogan.
Come fa il ministro Bellanova, una che, agiografia a parte, con l’eccezione di un paio di settimane in età adolescenziale, per il resto della sua vista i campi li ha visti solo dall’alto del suo scranno sindacale.
Via quindi al moralismo a buon mercato sulla mancanza di manodopera agricola, sui “giovani che tornano alla terra”, le citate eccellenze a rischio e i soliti migranti.
Eppure se Giuseppi, Tracy e i loro sodali politici d’ogni colore provassero solo a uscire senza ombrello mentre piove, capirebbero subito l’effetto che fa.