La paura fa 90: nel panico di dover simulare una consultazione popolare sul ccnl tenendo però ben salde, è ovvio, le briglie di un consenso almeno apparente, in Corso Vittorio s’inventano il cavillo dello scrutinio eventuale. Genio comico!
Ma sì, ammettiamolo: altro che Totò. Altro che ammuina. Questi sono da Oscar, da premio Nobel della comicità.
Involontaria, si capisce.
Sbeffeggiata da mezzo mondo, maggioranza della base compresa, e salva per un pelo anche nelle assise più bulgare (dettagli qui) per aver firmato contro ogni logica, diritto e norma di buon senso un contratto nato male e sottoscritto peggio, al termine di una sceneggiata indecorosa e annosa di inciuci e manfrine, la federazione sindacale più ridicola della storia che fa?
Ma certo: indice un referendum sul contratto medesimo.
Tanto l’accordo ormai è già firmato e quindi legalmente efficace (insomma l’abbiamo preso per l’ennesima volta dove non batte il sole), quindi che volete che succeda?
Come? Se il risultato della consultazione fosse contrario all’operato del sindacato si potrebbe parlare di una delegittimazione popolare, di una sconfessione politica?
Via! I nostri sono comici sì, ma di navigata esperienza. Hanno pensato a tutto, convinti del resto, come sempre, di essere al cospetto di babbei (e mica hanno tutti i torti, visto che sono ancora lì invece di essere stati cacciati a pedate nel sedere dai babbei medesimi).
Si sono infatti inventati, per mettere le mani avanti e dormire tranquilli, il referendum a scrutinio variabile. Un artificio inedito, scoppiettante, degno del miglior Machiavelli.
A modo loro, insomma, i nostri sono geniali, va riconosciuto.
Chi volesse conoscere i dettagli del pastrocchio e ha le coronarie robuste (il troppo riso o la troppa ira potrebbero risultare fatali per i cardiopatici), si legga qui, sul sito dell’Fnsi.
Per gli altri faccio una sintesi io.
Eccola: il referendum, i cui risultati non sono vincolanti (quindi che si fa a fare? Ma qui stanno l’ammuina e la liturgia sindacalese), sarà ritenuto valido solo se sarà raggiunto un quorum pari al 50+1% dei votanti, cioè degli iscritti all’Inpgi 1 e 2 (circa 55mila, credo). In tal caso si procederà allo scrutinio (quindi si saprà quanti sono stati i sì e i no), altrimenti nisba. Tutto finirà lì. Scusate, abbiamo scherzato.
E’ inoltre appena il caso di notare che, come in Fnsi sanno benissimo visti i precedenti, mediamente la percentuale dei votanti non raggiunge in questi casi il 10%. Insomma: senza (impossibile) quorum non si fa lo scrutinio e il risultato della consultazione, ancorchè di valore solo politico, resta un mistero!
Ora, ci si rende conto della sequenza delle prese in giro?
Per non rischiare di perdere, hanno messo paletti tali che o il referendum lo vincono “moralmente“, per mancanza di quorum e quindi con la scusa della mancanza di partecipazione (ovvero interesse) da parte dei votanti, oppure non si saprà mai se l’hanno almeno politicamente perso.
Certo, c’è anche la teorica possibilità che il quorum venga raggiunto e che i “no” prevalgano. Ma anche in questa quasi impossibile circostanza, essendo il referendum solo consultivo, di fatto non succederà nulla.
Invito i masochisti ad addentrarsi nel dedalo dei trabocchetti regolamentari di cui i furbetti del sindacatino hanno costellato il percorso referendario. Ne cito alcuni: ad esempio si vota solo nelle sedi Fnsi nei capoluoghi regionali (no voto telematico, no seggi a distanze umane, etc, insomma vade retro votante). E ancora: l’analogo referendum del 2009 aveva un quorum bassissimo, mentre questo ce l’ha, guarda caso, altissimo.
Dunque prepariamoci al peggio.
Al peggio consultivo, sia chiaro.
Tanto nel peggio vero ci siamo già.