E’ presieduto da Giacinto Beninati, cerealicoltore ascianese, alla guida di altri undici “ribelli” della Coldiretti locale. Ma il movimento è trasversale e riunisce nel malcontento di parecchi centinaia agricoltori appartenenti a tutte le organizzazioni. Le rivendicazioni sono raccolte in un drammatico “manifesto programmatico”. Con una convinzione generale: questa, dicono gli “spontanei”, è l’ultima spiaggia per noi, le nostre aziende e l’agricoltura collinare. Prossima riunione: mercoledì 28 aprile alle 21 a Pozzuolo Umbro (PG).
Il dado è tratto. Proprio mentre a Parigi i trattori sfilano per la capitale e il Corriere della Sera titola : “In Francia un agricoltore suicida al giorno” (qui) – a dimostrazione che nei campi ormai il malessere è generale e la pazienza allo stremo – a meno di un mese dalle prime avvisaglie di insofferenza e a due settimane dalla riunione che, portando a sorpresa ad Asciano da mezza Toscana e dall’Umbria, con la sola forza del passaparola, centinaia di agricoltori “arrabbiati” contro il mondo per la crisi che, nel disinteresse generale, è sul punto di travolgere le imprese, le famiglie che le gestiscono e l’intero territorio della collina interna italiana, è nato ufficialmente il “Comitato spontaneo agricoltori e allevatori toscani del centro Italia“, con sede nel capoluogo delle Crete Senesi.
Presieduto dall’ascianese Giacinto Beninati e guidato da altri undici tra agricoltori e allevatori, in quarantottore il Comitato ha raccolto già un centinaio di aderenti sui Facebook (qui) dopo aver organizzato, nei giorni precedenti, affollate adunanze nelle tre regioni per ora interessate (ma già esistono ramificazioni siciliane): Toscana, Umbria e Marche. Visto il malcontento, prossimo ormai all’esasperazione, che si respira nelle campagne della penisola, il potenziale di aggregazione del sodalizio sembra enorme. Sfiora il migliaio di unità la somma delle presenza registrate durante gli incontri. Ma sono soprattutto la trasversalità e la determinazione della protesta a preoccupare le organizzazioni agricole e in particolare la Coldiretti, dalla quale provengono i leader della protesta.
Cerealicoltura e allevamento sono i nodi di maggiore emergenza, anche se è l’intero comparto primario a soffrire difficoltà la cui soluziona appare tanto lontana quanto non più rinviabile. E’ lungo e articolato infatti è il cahier de doleance degli “spontanei“, ben riassunto in quello che, più che uno statuto, sembra un vero e proprio manifesto programmatico, se non una dichiarazione di guerra.
Si richiedono provvedimenti straordinari del Governo per il settore, anche in deroga alle norme comunitarie vigenti, la creazione di un’unità di crisi ad hoc, stanziamenti per far fronte all’indebitamento a breve che strangola le aziende, un piano di rilancio comunitario delle produzioni mediterranee, lo sblocco dei contributi Ue relativi alle annate pregresse, una dichiarazione di moratoria di tutte le procedure esecutive a carico degli agricoltori e il divieto di proporne di nuove fino alla soluzione della crisi, una soluzione mediata dei contenziosi Inps.
Ambiziosi anche gli scopi del movimento: la revisione degli organismi di controllo preposti al vaglio delle derrate all’ingresso del territorio nazionale, l’introduzione di un metodo di tracciabilità omogeneo per tutti i prodotti della filiera, mettendo sullo stesso piano industriali e agricoltori, più pesanti sanzioni contro i trasgressori delle norme igienico-sanitarie, costituzione di un organismo antitrust partecipato dagli agricoltori per il controllo dei mezzi tecnici, dei derivati del grano e dei prodotti agro/zootecnici, l’imposizione agli enti pubblici regionali dell’obbligo di consumo di una quota di prodotti della regione pari almeno al 50% del loro fabbisogno, modulazione del dazio sul grano duro e le sementi di rotazione, totale defiscalizzazione dei carburanti per l’agricoltura, erogazione entro l’anno solare dei contributi e aumento dei titoli Agea, rinegoziazione di mutui e prestiti agrari pendenti, nuove agevolazioni creditizie, condivisione da parte della P.A. dei costi di tracciabilità, creazione di “cimiteri aziendali” per lo smaltimento in loco delle carcasse animali, snellimento della burocrazia agricola, riforma delle borse merci, mantenimento dei contributi ettariali Pac anche dopo il 2013, revisione del PSR.
Ai non addetti ai lavori potrebbe sembrare un libro dei sogni, ma per i diretti interessati sono le condizioni per uscire da un incubo (vedi).
Presto su www.alta-fedelta.info l’elenco analitico delle rivendicazioni.